Il ritiro di Venezia
Con il tramonto della Repubblica veneta si incrementa il progressivo ritiro delle famiglie patrizie veneziane dal Delta. Ad esse subentrano sempre più famiglie borghesi, dell’aristocrazia locale ma anche emiliane, romagnole, bergamasche, che già nel corso del ‘700 acquisiscono numerosi beni. A partire dalle riforme napoleoniche poi arrivano importanti famiglie ebree che mettono a frutto i capitali accumulati nei secoli e mai investiti sino allora in beni immobili a causa delle discriminazioni religiose.
Come è stato possibile che famiglie patrizie veneziane, così ricche e potenti, così numerose e radicate nel Delta da dare il proprio nome a tante località e paesi, siano sparite, siano uscite di scena? E’ un interrogativo cui si può rispondere in modo differenziato. Certamente ha avuto un ruolo determinante la caduta della Repubblica di Venezia per mano di Napoleone nel famigerato 1797. Ma non tutte le famiglie si sono ritirate subito. E’ stato un processo graduale, che ha interessato non solo il Delta del Po, ma tutto il Veneto. La conquista napoleonica aveva messo in discussione la condizione del patriziato veneziano in favore di una presunta democratizzazione, che in realtà aveva visto l’affermazione, come del resto era successo nella Francia post-rivoluzionaria, del nuovo ceto borghese.
La stessa ridefinizione della condizione nobiliare delle famiglie patrizie nell’Impero asburgico, all’interno di una più ampia nuova classificazione della classe nobile, che comprendeva i nobili possidenti di terraferma, aveva indebolito il ruolo egemone delle famiglie patrizie. Ci pensarono inoltre le tassazioni francesi, per sostenere l’onere delle guerre napoleoniche, e austriache, a sfiancare le famiglie patrizie che subivano la concorrenza della più intraprendente borghesia. Infatti “In certi casi, l’aggravio degli oneri fiscali divenne tale da superare le rendite. Molti fondi finirono inevitabilmente all’asta. Di queste vendite approfittò chi aveva denaro liquido: commercianti, imprenditori … La nuova “élite terriera” in alcuni casi si affianca e in altri lentamente subentra a una nobiltà in difficoltà e ormai disinteressata.” (M. Bertoncin, 2004). Le famiglie borghesi inoltre acquistano beni del Demanio o terre alluvionali di nuova formazione; nell’Ottocento saranno loro ad accaparrarsi grandi tenute e, in alcuni casi, a dare il nome a nuove località: Polesine Camerini, Gorino Sullam, Ca’ Papadopoli.
Ca’ Papadopoli si trova a Taglio di Po lungo l’argine destro del Po di Gnocca, tra Pisana e Polesinello. Il complesso consta di un edificio residenziale e di due barchesse disposte simmetricamente. La casa padronale è a tre piani, l’ultimo dei quali di altezza minore. La maggior parte delle stanze presenta soffitti decorati. La Ca’ sorge su proprietà un tempo dei Tiepolo. I Papadòpoli, di origine greca, si stabilirono a Venezia alla fine del 1700, ottenendo la cittadinanza veneziana solo nel 1791. Dopo aver acquisito un enorme potere economico, attraverso i traffici commerciali con la Serenissima, investirono in grandi proprietà agricole, subentrando a molte delle casate patrizie veneziane. Papadopoli arrivarono a possedere diecimila ettari, da Adria alle foce del Po, con tante costruzioni che portano tuttora il loro stemma. Hanno un tracollo finanziario nel corso dell’Ottocento
Palazzo Camerini si trova nell’isola omonima nel Comune di Porto Tolle, in Via Isonzo n. 1. L’isola è stata acquistata da Silvestro, detto “lo scariolante”, della famiglia Camerini proveniente dalla Stato Pontificio. Nel corso dell’Ottocento i Camerini si insediarono in diverse località del Polesine, come Rovigo e Stienta, e del Veneto; acquistarono dai Contarini il grande palazzo di Piazzola sul Brenta, di cui il Palazzo Camerini di Porto Tolle, costruito da Luigi Camerini alla fine del 1800, riproduce in forme molto più ridotte e sobrie la struttura tripartita, con le ali di due piani e la parte centrale di tre. La corte comprende una grandissima aia pavimentata in cotto. Allo stato attuale il complesso si presenta in stato di degrado.
Gorino Sullam è una frazione di Taglio di Po che si trova nella parte finale, che dà sul mare, della striscia di terra compresa tra il Po di Goro e il Po di Gnocca, un tempo divisa dallo Scolo veneto e dalla linea dei Pilastri tra la Repubblica di Venezia e lo Stato Pontificio e ora tra il Comune di Taglio di Po e il Comune di Ariano. Il paese prende il nome dalla famiglia ebrea dei Sullam. Gli eventi degli ultimi anni del Settecento e dei primi dell’Ottocento portano gli Ebrei all’eguaglianza giuridica con i cristiani, compreso il diritto di proprietà. L’acquisto di immobili diviene lo sbocco naturale di parte dei capitali in loro possesso, in un momento in cui la crisi di molte famiglie nobili e la vendita delle proprietà ecclesiastiche immettono sul mercato una grande quantità di beni, sia rurali che urbani. All’inizio del 1800 Izepo e Costantin Sullam, due fratelli veneziani, ebrei, intraprendono un viaggio d’affari nel Delta del Po, anche per conto dei fratelli Moisè e Marco, per acquistare una tenuta denominata Santa Maria delle Grazie, di 300 ettari, situata sulla sponda sinistra del Po di Gnocca: i Sullam diventano per un secolo fattore di stabilità: grandi produttori di riso. (A. Lazzarini, 1990-1995).
Eclipse of the Serenissima
The progressive withdrawal of the Venetian patrician families from the Delta increased with the decline of the Venetian Republic caused by Napoleon’s conquest . More and more bourgeois families, who had already purchased numerous assets during the 18th century, took over. They came from the local aristocracy but also from Emilia, Romagna and Bergamo. Important Jewish families arrived too. They put to good use the capital they had accumulated over the centuries and could never invest in real estate until then due to racial discrimination.