Casone Venier
Via Moceniga, all’altezza della chiesetta dell’Immacolata Concezione di Maria, svoltare a destra imboccando una strada sterrata, 500 metri sulla destra, Rosolina, Rovigo.
Visitabile solo esternamente
Trattasi di un bell’esempio di casino da caccia secentesco giunto sino a noi praticamente integro. A pianta rettangolare bipartita da un androne passante, il Casone è caratterizzato da due imponenti camini aggettanti ai lati est e ovest. Il prospetto sud-ovest presenta, al piano terreno, una porta di accesso impreziosita da una cornice in bugnato, alla quale si affiancano due coppie di finestre rettangolari prive di cornice. Il secondo piano, presente solo in corrispondenza dell’androne, è delimitato da due lesene sormontate da un architrave sopra il quale è un frontone semicircolare con pesante architravatura al centro del quale si apre un occhio, mentre tra le due lesene sono racchiuse due finestre rettangolari. Molto simile il prospetto nord-est salvo per la mancanza di elementi decorativi e la presenza di un semplice timpano triangolare.
CASONE VENIER | 17th century
Along Via delle Valli
It was built by the Venier family in the first half of the 1600s as a fishing and hunting lodge (“Casone di Valle”) in the eastern part of the property. It is one of the best preserved casoni di valle.
Cenni storici
Tra il 1537 e il 1562 i fratelli Nicolò e Daniele Venier ai Gesuiti di Agostino fu Marco, acquistano, in consorzio con i Priuli, i Contarini e i Vendramin, numerose terre nel Dogado di Loreo…
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Tra queste anche l’attuale Valle Veniera, racchiusa tra un vecchio ramo del Po detto delle Bocchette, oggi interrato, e il Po di Levante, che diventerà la tenuta principale. Probabilmente nel corso della prima metà del XVII secolo i Venier iniziano un’intensa attività di bonifica e la costruzione di alcuni edifici. Infatti nel 1666 risulta che Nicolò e Antonio, figli di Andrea e di Elena Correr (di Antonio, di Girolamo), possedevano una casa dominicale e una barchessa sul margine sud-occidentale della Valle Veniera, e due casoni sulla riva opposta. Questi ultimi, citati sia nella condizione di decima del 1661 che in quella del 1740, coincidono con l’attuale Casone e la tesa che lo affianca. Il casone nel 1811 risulta ancora proprietà Venier, mentre nel Catasto Austriaco del 1841, segnato come “casa da pescatore”, appartiene al conte Alvise, di Giovanni Domenico Almorò fu Alvise, Tiepolo del ramo da Sant’Aponal, che lo concede a livello ai fratelli chioggiotti Giustiniano e Francesco Bullo di Carlo.
Curiosità
Andrea Venier, di Nicolò fu Santo, e la moglie Elena Correr morirono entrambi di peste (la peste di manzoniana memoria), Elena il 7 settembre 1630, Andrea il 7 novembre, anche il fratello Santo morì tragicamente quattro anni primi colpito da un’archibugiata a Paluello.
Galleria
Una storia secolare
Venier ai gesuiti
Nicolò, Procuratore de Citra, e Daniele Venier, di Agostino fu Marco, e di Maria Priuli di Alvise, nel 1537 si consorziano con i Contarini, i Vendramin e i Priuli, per acquistare dal Magistrato alle Acque i terreni deltizi. Il Consorzio probabilmente fu promosso da Marcantonio Priuli che vi coinvolse i casati con cui era legato da rapporti di parentela, come appunto i fratelli Nicolò e Daniele suoi nipoti. L’ultimo Venier proprietario del Casone risulta essere Sebastiano Lorenzo di Nicolò, già ambasciatore della Serenissima a San Pietroburgo presso la corte di Caterina II imperatrice di Russia, e di Eleonora Bentivoglio, nato il 4 febbraio del 1789 m.v. e confermato nella nobiltà con Sovrana Risoluzione l’1 dicembre 1817, domiciliato a Padova.
Tiepolo da Sant’Aponal
I fratelli Tiepolo, Giacomo e Giovanni Domenico Almorò di Alvise q. Francesco, nel 1799 entrano in possesso, unitamente all’intera tenuta denominata Retinella, dei beni alle Motte grazie al lascito testamentario di Nicolò III Contarini. La corte in località le Motte, costituita da cinque edifici, viene censita nel Catasto Napoleonico del 1811 (comune censuario di Retinella, mapp. 1401) come “casa di villeggiatura” di proprietà dei fratelli Tiepolo condotta a livello da don Lorenzo Bergo, prete. La corte Retinella risulta nel 1811 ancora proprietà Tiepolo. Tra il 1811 e il 1841 i Tiepolo, probabilmente nelle persone di Alvise Almorò e Nicolò Almorò figli di Giovanni Domenico Almorò, come risulta dal Catasto Austriaco del 1841 (comune censuario di Retinella e Uniti, mapp 221 e 222), venderanno l’intera proprietà al nobile Giovanni Battista Papadopoli di Nicolò.
Scheda a cura di: Stefano Turolla