Ca’ Zen
Località Ca’ Zen, 4, Taglio di Po, Rovigo.
Visitabile sia esternamente che internamente, previo appuntamento chiamando il 0426/346469 o il 3398688715.
La corte è oggi costituita da casa padronale, scuderie, alcuni annessi rustici, e una cappella in posizione decentrata accanto all’argine. Dietro la casa padronale un giardino presenta alcune statue tardo-settecentesche. La casa padronale si presenta come un corpo che si sviluppa su tre piani a cui, probabilmente nel ‘700, è stato aggiunto, nella parte centrale, un quarto piano quadripartito da lesene doriche sormontate da un timpano triangolare. Ad esso sono affiancate due ali asimmetriche: in origine erano due barchesse con funzioni più agricole che residenziali, inglobate poi nella villa.
CA’ ZEN | 16th-18th century
West of Taglio di Po
The present villa stands on the grounds of a 16th-century casone owned by the Malipiero family, then it passed to the Moro family in 1629 and finally to the Zens in 1675, who transformed the casone into a manor house beside two barchesse. In the 19th century it passed to the Galianis and then to the Guicciolis, who kept it until 1869, making further changes and giving the corte its present appearance. In March 1818, Count Alessandro Guiccioli got merried for the third time with the young Countess Teresa Gamba Ghiselli from Ravenna. In Venice she met the famous poet Lord George Gordon Byron and soon fell in love. While being a guest in one of Guiccioli’s residences in the Delta, probably Ca ‘Zen, the poet might have written some of his most beautiful verses Stanzas to Po from the balustrade on the first floor of the villa. Well preserved, it is now a hotel.
Cenni storici
L’attuale villa sorge sul sedime di un casone cinquecentesco. Queste terre infatti rientravano nelle ampie proprietà della famiglia patrizia veneziana dei Malipiero da Santa Maria Formosa, passeranno poi nel 1629 al casato dei Moro da San Girolamo ed infine nel 1675 agli Zen da Riva de Biaso, che trasformeranno il casone in casa dominicale affiancandola alle due barchesse.
Leggi di più
Un possibile restauro di cui fu oggetto la corte potrebbe essere ricondotto agli anni immediatamente successivi alla disastrosa rotta del 1748, trasformando il seicentesco complesso nella corte caratterizzata da un linguaggio architettonico tipicamente settecentesco.
La Tenuta passò il 26 settembre 1809 dagli Zen a una famiglia borghese (i sommarioni catastali napoleonici attribuiscono il mappale 347 a Galiani Angelica fu Vincenzo) per poi essere ceduta il 29 luglio 1814 ai Marchesi Guiccioli che ne resteranno proprietari fino al 29 aprile 1869, apportando delle modifiche al complesso e dandogli la forma attuale, come si evince dal raffronto del map. 347 nel Catasto Napoleonico, 1811, e quello Austriaco, 1841. Ignazio Guiccioli di Alessandro venderà all’adriese Agostino Vianello di Domenico che la cederà l’anno seguente al genero Ulisse Casalicchio di Ermete a titolo di dote della figlia Margherita. Subentreranno poi gli Avanzo, agricoltori e bonificatori che abbandoneranno la risicoltura bonificando i terreni a favore di colture più redditizie. Durante la bonifica sono stati trovati reperti archeologici di diversa epoca.
Curiosità
La famiglia dei Malipiero fu segnata da una serie di morti violente. Bernardo, primogenito di Vincenzo, muore a soli 30 anni nei pressi di Zara: al comando di 40 “stradioti” era uscito dalla città per difendere alcuni uomini del contado da un attacco dei turchi. L’omonimo nipote, figlio del fratello Nicolò, viene assassinato a Conselve. Nel vicentino un’archibugiata stroncherà la vita del ventiquattrenne Nicolò, primogenito di Bernardo e fratello di Elena, che resterà due volte vedova.
Leggi di più
Il conte Alessandro Guiccioli fu Ignazio, originario di Ravenna, fu un noto giacobino e filobonapartista, che, già ultrasessantenne, sposò in terzo voto nel marzo 1818 la giovanissima contessa ravennate Teresa Gamba Ghiselli, figlia di Ruggero, anch’egli convinto bonapartista e alto funzionario durante il periodo napoleonico, e sorella di Pietro, acceso carbonaro e patriota. La fanciulla conobbe nell’inverno successivo a Venezia in Palazzo Mocenigo il celeberrimo poeta lord George Gordon Byron, che sarebbe divenuto ben presto intimo amico del fratello Pietro, e che grazie a quest’ultimo e a Teresa si avvicinò alla causa dei liberali italiani. La fanciulla si invaghì del Byron e sulla via del ritorno da Venezia, sul finire dell’inverno, lo rivedeva in una delle residenze del Guiccioli nel Delta, probabilmente proprio Ca’ Zen, allora definito “luogo triste e malarico”, dove il poeta avrebbe scritto dalla balaustra del primo piano della villa alcune delle sue rime più belle: Stanzas to Po. Ne nacque una relazione intensa quanto contrastata che portò i due amanti a fuggire sul finire dell’estate del 1819 a Venezia. Non sarebbe stata che la prima di una lunga serie di relazioni amorose con celebri artisti dell’affascinante e disinibita Teresa, a sua volta discreta scrittrice e trasformata da Alexandre Dumas padre in uno dei personaggi del suo Conte di Montecristo, la bellissima contessa G.. Alessandro ottenne dal Papa nel luglio 1820 la separazione, che non pose tuttavia fine al rapporto sentimentale col poeta con cui la Gamba si portò a vivere a Pisa sino al marzo 1822 insieme al fratello Pietro e a Percy e Mary Shelley, intimi amici.
Dalla moglie precedente, Angelina Galliani, Alessandro Guiccioli aveva avuto a Ravenna nel 1806 Ignazio Guiccioli, anch’egli futuro patriota, carbonaro e importante membro della Repubblica Romana nel 1848-49, che era stato fatto marchese nel 1841 dal Papa e che ebbe dalla moglie Agostina Capranica, sposata il 19 maggio 1842 a Roma, il marchese Alessandro, Ferdinando, Alberto e Giuseppe. Alessandro è registrato nel Catasto Austriaco come proprietario del complesso di Ca’ Nani e fu tre volte senatore, diplomatico e ministro plenipotenziario ma con lui si estinse la discendenza maschile della famiglia.
Galleria
Una storia secolare
Malipiero da Santa Maria Formosa
Tra gli anni Settanta del XV secolo e la prima metà del secolo successivo la Comunità di Loreo concede a livello ampi territori a casati patrizi veneziani. Nel 1523 il Magistrato alle Acque confisca queste terre che verranno alienate, tramite pubblica asta, vent’anni dopo. Le terre sulla riva destra del Po delle Fornaci, dal Condotto di Santa Margherita fino al Canale del Lovo, risultano, nel 1587, di proprietà di Vincenzo Malipiero q. Giacomo (1518-1549) che probabilmente ne era venuto in possesso nel 1543. Sono presenti due distinti complessi di edifici. Il primo si trova immediatamente a valle del Condotto di Santa Margherita ed è costituito da due casoni, presumibilmente in muratura con il tetto di canne, mentre un secondo, che consta di una casa dominicale ad almeno due piani e un piccolo oratorio, si trova più a est tra i Po e i Montoni. La possessione passa al terzogenito di Vincenzo, Nicolò, che però si spense, forse di peste, nel 1576; quindi a Bernardo figlio di Nicolò. Si tratta dello stesso Bernardo Malipiero citato nell’atto di approvazione dell’opera idraulica di diversione del Po nota come Taglio di Porto Viro, laddove recita: “… far un taglio al po al Cason del Nobil Homo ser Bernardo Malipiero, che vada per valle et per li montoni et per il Gottolo a Sbocar in Sacca di Goro …”. A seguito dei “vantaggi” che l’opera avrebbe portato ai suoi possedimenti, Bernardo non solo era obbligato a cedere le terre per l’escavo del nuovo alveo, pari a 800 pertiche padovane di lunghezza per 150 di larghezza ma doveva pure concorrere alla spesa per la realizzazione dell’opera. Bernardo dispone che le terre deltizie rientrassero nella dote della figlia Elena che sposa, il 24 gennaio 1621 m.v., Girolamo Donà di Francesco. Dalla loro unione nascerà il 15 settembre 1623 Francesco.
M. Barbaro, Arbori di Patritii veneti, 1751-1800 (Genealogie Barbaro), ms in ASVe, Miscellanea Codici, 4966. 001. Serie Storia veneta bb. 17-23. Particolare dell’albero Malipiero.
Moro da San Gerolamo
Rimasta vedova, Elena Malipiero sposa, il 14 giugno del 1629, Giorgio Moro di Giovanni, q. Leonardo, e di Elisabetta Nani q. Giorgio q. Agostino. Dalla loro breve unione – Giorgio morirà di peste il 16 luglio 1631 – nasceranno due figli: Giovanni, 19 febbraio 1629 m.v., e Leonardo, 16 agosto 1631. Elena divide i possedimenti deltizi della sua dote in due parti: una, quella più orientale che comprende la casa dominicale e il piccolo oratorio, la lascia al figlio di primo letto Francesco Donà e costituirà poi il nucleo da cui germinerà l’abitato di Donada; l’altra, la lascia ai due figli di secondo letto Giovanni e Leonardo Moro. Di questi, Leonardo non si sposerà mentre Giovanni sposerà, in prime nozze nel 1653, Chiara Donà di Giovanni q. Girolamo che probabilmente morirà dando alla luce una bimba, a cui verrà dato il nome della madre. Rimasto vedovo, nel 1662 si risposerà con Orsetta Donà di Nicolò q. Francesco dalla cui unione non nasceranno figli. Stando alla condizione di decima, sorta di denuncia dei redditi dell’epoca, presentata dai fratelli Giovanni e Leonardo nel 1661, non erano state fatti significativi interventi sui beni già dei Malipiero; infatti i due fratelli Moro dichiarano di possedere sotto Loreo in loco detto Santa Margherita, una Casa di Paglia; 40 campi coltivabili e 300 vallivi, “… e questi sono sopra il po in loco detto il taglio …”.
M. Barbaro, Arbori di Patritii veneti, 1751-1800 (Genealogie Barbaro), ms in ASVe, Miscellanea Codici, 4966. 001. Serie Storia veneta bb. 17-23. Particolare dell’albero Moro.
Zen da Riva san Biasio
Nel 1675 i beni, compresa la “casa di paglia” dichiarata dai fratelli Moro, passano per matrimonio a Renier Zen di Francesco Maria e Marina Nani, di Agostino q. Giorgio, che, il 3 luglio sposa Chiara Moro di Giovanni. È altamente probabile che la“casa di paglia” risultasse insufficiente ad una gestione più imprenditoriale del fondo, pertanto è ipotizzabile che la stessa sia stata trasformata, nell’ultimo quarto del XVII secolo, in una casa dominicale seguendo presumibilmente una tipologia edilizia assai diffusa anche nel Delta: un corpo destinato a residenza che si sviluppa su due piani più un eventuale sottotetto sul sedime della “casa di paglia”, affiancato, su uno o due lati, da una o due barchesse. Nella carta del Giacomelli del 1734, tratta da carta del secolo precedente, è segnata in cartiglio col numero 51 all’interno dell’incile tra lo “Scorsuro vecchio” e il “Canal del Bosco” un “Casone del Nobil Zeno, quale fu fatto l’anno 1691, e serve per li pescatori”.
M. Barbaro, Arbori di Patritii veneti, 1751-1800 (Genealogie Barbaro), ms in ASVe, Miscellanea Codici, 4966. 001. Serie Storia veneta bb. 17-23. Particolare dell’albero Zen.
Scheda a cura di: Stefano Turolla